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UN GIUBILEO PER “RICENTRARE” LA CHIESA SULLA MISERICORDIA

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Il Giubileo della misericordia porterà a Roma, secondo una ricerca del Censis, 33 milioni di persone. Una stima prudente considerato che Papa Bergoglio è già il pontefice delle grandi folle e nel viaggio nelle Filippine ha toccato un record storico per un evento pubblico, con 7 milioni di fedeli presenti alla Messa di Manila. In realtà Francesco vuole un evento diffuso in ogni diocesi, non focalizzato solo sulla città eterna. E nel segno del dialogo.

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

 

Secondo il teologo della Pontificia Università Lateranense, Mauro Cozzoli, la misericordia è la password e il filo conduttore del magistero e del ministero di Francesco. «Misericordia è il cuore che si china su ogni miseria, fisica e morale». In un secolo gli anni santi si succedono con scadenza venticinquennale. «Il Papa non ha detto perché ne ha proclamato uno straordinario – aggiunge monsignor Cozzoli, dal 1999 direttore spirituale del Pontificio Seminario romano maggiore – Ma può contribuire alla ricentratura sulla misericordia di tutto il pensare, l’essere e l’operare cristiano». La Chiesa non rifiuta nessuno. L’apertura del prossimo Giubileo avverrà nel 50° anniversario della chiusura del Concilio ecumenico, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II.

 

Nel Giubileo le Letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato «l’evangelista della misericordia». Bonifacio VIII aveva previsto un Giubileo ogni secolo. Dal 1475 – per permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno santo – il Giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo dei 25 anni. Un Giubileo straordinario, invece, viene indetto in occasione di un avvenimento di particolare importanza. Gli Anni santi ordinari celebrati fino a oggi sono 26. L’ultimo Giubileo ordinario è stato quello del 2000. La consuetudine di indire giubilei straordinari risale al XVI secolo. Gli ultimi Anni santi straordinari, del secolo scorso, sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione.

 

Hanno una Porta santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la Porta santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un «percorso straordinario» verso la salvezza.

 

In tanti si sono chiesti perché il Papa arrivato «dalla fine del mondo», il riformatore che vuole mettere le periferie geografiche ed esistenziali al centro della Chiesa, abbia deciso di rispolverare quello che è tradizionalmente considerato uno strumento-simbolo del centralismo romano: il Giubileo. In realtà, al di là delle prime reazioni di stupore, l’Anno santo della misericordia annunciato il 13 marzo 2015 da Jorge Mario Bergoglio si configura come un’iniziativa direttamente connessa con il messaggio più autentico del pontificato. Questo Giubileo straordinario, che inizierà l’8 dicembre, mezzo secolo dopo la chiusura del Concilio, è una sorpresa e al tempo stesso una logica conseguenza di quanto il Papa argentino ha cercato di comunicare in questi primi due anni di pontificato. L’obiettivo è rendere più evidente la missione della Chiesa: «Essere testimone della misericordia». Un cammino che richiede «una conversione spirituale». 

 

Il prete anti-droga don Vinicio Albanesi osserva come «Papa Bergoglio non ha scelto di fare un’enciclica sulla pace o la giustizia, ma di indire un Giubileo». Dunque «è l’uomo il suo obiettivo, anche se sempre all’interno di un messaggio religioso». La notizia dell’Anno santo è stata accolta con le campane a festa dai frati del Sacro Convento di Assisi. «Il messaggio di Gesù è la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore», aveva detto quattro giorni dopo l’elezione in un’omelia a braccio nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano. «Io credo che questo sia il tempo della misericordia», ha ribadito qualche mese dopo, sul volo di ritorno dal Brasile, nel luglio 2013.  

 

La Bolla di indizione è stata resa nota nella domenica della Divina Misericordia (12 aprile) istituita da san Giovanni Paolo II. Questo nuovo Anno santo non rientra dunque in quelli ordinari celebrati ogni 25 anni (l’ultimo fu il grande Giubileo del 2000) ma s’innesta sulla scia di quelli straordinari, che la Chiesa indice in momenti particolari. Tra questi va inserito appunto quello indetto nel 1983 da Papa Wojtyla per celebrare i 1950 anni dalla Redenzione operata da Gesù sulla Croce nell’anno 33. 

 

(Fonte: Vatican Insider)